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Alpe di Senes - La Sentinella

Dino Dibona - Andar per sentieri

Carte turistiche 1:25.000
Tabacco: foglio 03 Cortina d'Ampezzo e Dolomiti Ampezzane.
Kompass: foglio 634 Pieve di Cadore e Monte Antelao.
Sentieri n° 436 e n° 459.

Denominazione dell'escursione: Alpe di Senes - La Sentinella - Lago di Musigo - San Vito.

Gruppo montagnoso: Le Rocchette.

Difficoltà: nessuna difficoltà, se non quella di dover affrontare qualche tratto a pendenze elevate. Percorso consigliato anche ad escursionisti poco allenati.

Tempo medio complessivo di percorrenza: circa 3 ore e 30 minuti (tre ore e mezza).

Abbigliamento ed equipaggiamento consigliati: usuale per le normali escursioni in alta montagna (scarponi da montagna, maglione, giacca a vento, calzettoni di lana, ecc.).

Punto di partenza: Alpe di Senes (San Vito di Cadore).

Punto di arrivo: San Vito di Cadore (centro).

Altitudine massima che si raggiunge durante l'escursione: m 1749, poco prima del Toulà de la Frates.

Interesse naturalistico dell'escursione: principalmente paesaggistico, floristico e faunistico.

Rifugi e altre infrastrutture ricettive d'appoggio: nessuna infrastruttura ricettiva lungo il percorso.

Accorgimenti consigliati: il percorso ha inizio all'Alpe di Senes a m 1214 di quota, raggiungibile anche a piedi dal centro di San Vito di Cadore in circa 30 (trenta) minuti di cammino e termina al centro di San Vito di Cadore a m 1011 di quota. La cosa migliore da fare è di ottenere, ancor prima di iniziare l'escursione, un passaggio fino all'Alpe di Senes; diversamente, se si è lasciata l'autovettura all'inizio dell'itinerario escursionistico, una volta raggiunto il Lago de Mosigo (Lago di S.Vito), anziché raggiungere il centro del paese, si sale lungo la strada asfaltata fino all'Alpe di Senes, aggiungendo al tempo medio dell'escursione circa 30 (trenta) minuti. N.B.: i numeri romani indicano il periodo di fioritura (es. VI-VII = periodo di fioritura giugno-luglio) e la lettera P le specie protette dalle leggi e dai regolamenti vigenti.

Iniziamo la gita

Il percorso escursionistico inizia all'Alpe di Senes, raggiungibile dal centro di San Vito di Cadore con l'autovettura in circa 5 (cinque) minuti, o a piedi in circa 30 (trenta) minuti.

Dall'Alpe di Senes si percorre il sentiero indicato con il n° 436, che nel primo tratto è costituito da una strada forestale in leggera salita che s'inoltra nel bosco. Dopo poche centinaia di metri si devia sulla sinistra, abbandonando la strada forestale per il sentiero vero e proprio, che sale con pendenze di poco maggiori. In questo tratto, nel bosco di abete rosso (Picea excelsa) che si attraversa, ogni tanto si aprono delle piccole radure, dove, nei mesi estivi, tra l'erba alta fanno capolino belle fioriture multicolori, qui particolarmente interessanti e abbondanti, tra le quali si distinguono per la loro particolare bellezza i fiori del conosciutissimo giglio rosso, o giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum, VI-VII, P) il più grande giglio di montagna, con fiori i cui petali assumono colori che vanno dal giallo vivo al rosso, la bellissima digitale gialla grande (Digitalis grandiflora, VII-VIII, P) il cui fusto eretto raggiunge un metro di altezza e porta grandi fiori tuboliformi dalla corolla gialla con linee brune all'interno, il fior di stecco (Daphne mezereum, V-VI, P) dai fiori di colore rosa carico intensamente profumati che compaiono prima delle foglie, il mughetto (Convallaria majalis, V-VI, P) dai fiori campanulati bianchi e profumatissimi, la campanula a foglia di pesco (Campanula persicifolia, VI-VIII, P) dai grandi fiori con corolla azzurra, il raponzolo coda di volpe (Phyteuma ovatum, VI-VII, P) dai fiori di colore blu riuniti in una spiga cilindrica e la barba di capra (Aruncus dioicus, VI-VII, P) pianta alta più di un metro con piccolissimi fiori di colore bianco-giallognolo riuniti in numerose pannocchie simili a delle lunghe code. Più avanti, nel bosco compaiono sempre più numerose le latifoglie, con piante di faggio (Fagus sylvatica) e di acero di monte (Acer pseudoplatanus) anche di notevoli dimensioni, mentre nel sottobosco cresce la felce maschia (Dryopteris filix-mas) le cui foglie possono raggiungere un metro d'altezza, il lampone (Rubus idaeus, VI-VIII) dai fiori bianco-verdastri poco appariscenti, il cui frutto, dolce e saporito, è sempre gradito all'escursionista. Proseguendo lungo il sentiero in breve si raggiunge il Taulà de Bàujies, di proprietà privata.

Da qui il sentiero si fa più ripido e "scalinato" dalle radici affioranti delle piante che lo attraversano, che sembrano costituire le "alzate" dei gradini, alquanto irregolari, di una lunghissima scala. Questi boschi sono frequentati dai cervi (Cervus elaphus), ritornati nella Valle del Boite dopo oltre un secolo di assenza, dai caprioli (Capreolus capreolus) e dagli gli scoiattoli (Sciurus vulgaris). Nel sottobosco crescono gli arbusti della rosa canina (Rosa canina, VI-VII, P) dai numerosi fiori a lembo più o meno rosato, della rosa pendulina (Rosa pendulina, VII-VIII, P) una rosa senza spine con i fiori a margine rosso e della lonicera alpina (Lonicera alpigena, V-VI) dalle bacche rosso-lucente accoppiate a due a due e velenose. Proseguendo, per un breve tratto il sentiro scende raggiungendo il fondo di una valetta, dove cresce numeroso il veratro bianco (Veratrum album), una pianta a foglie larghe con fiori verdognoli tra le più velenose della montagna, quindi il sentiero risale dalla parte opposta della valletta e per un buon tratto la salita si fa pressoché costante, finché si raggiunge un punto d'osservazione da dove si gode un bel panorama su San Vito di Cadore, Borca di Cadore, il Monte Antelao (m 3264) e il Monte Rite (m 2181). Girando lo sguardo al bosco, si può osservare come in un piccolo tratto di superfice crescano, insieme, in una mescolanza forestale naturale, numerose specie arboree: l'abete bianco (Abies alba), l'abete rosso (Picea excelsa), il larice (Larix decidua), il pioppo tremulo (Populus tremula), il sorbo montano (Sorbus aria) e il melo comune (Malus domestica) che qui raggiunge il limiti dell'areale altitudinale di crescita. Inoltre è presente la rosa canina (Rosa canina, VI-VII, P), la rosa pendulina (Rosa pendulina, VII-VIII, P) e il pero corvino (Amelanchier ovalys, V-VI) con i fiori bianchi, vagamente simili alle stelle alpine, che compaiono prima delle foglie.

Proseguendo, il sentiero segue un andamento alterno di falsopiani e brevi salite. Il bosco in questo tratto, a netta dominanza di abete rosso (Picea excelsa) è più fitto e presenta una naturalità molto maggiore rispetto ai tratti boscati fin qui attraversati. Qui si incontrano i grandi acervi della formica rufa, simili a grandi città, che possono contenere anche centinaia di miliaia di individui; distruggere l'opera del lavoro delle formiche, modificandone l'integrità degli acervi, oltre che severamente proibito, è indice di stupidità, di ignoranza e di un comportamento scarsamente rispettoso della natura. In questo tratto, il sentiero passa alla sommità di un pendio con notevole acclività che scende ripidissimo sulla destra, dove il bosco di conifere è costituito da piante dai tronchi alti e diritti. Nello stesso tratto si incontrano piante morte ancora in piedi, il cui tronco è letteralmente coperto dai profondi "fori" fatti dal picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) con piumaggio nero-bianco e rosso sul capo e sulla parte ventrale posteriore (la femmina priva della colorazione rossa sul capo) o dal picchio verde (Picus viridis) dal piumaggio verde-giallognolo con vertice rosso sul capo, in cerca delle larve di insetti di cui si nutrono. Poi per un breve tratto il sentiero segue la linea di cresta del rilievo, con su entrambi i lati del sentiero, versanti a forte acclività, sempre coperti da un fitto bosco. Si passa poi sul versante destro del rilievo e, continuando a salire, tra le chiome degli alberi, sulla destra si intravvede Cortina d'Ampezzo. Si sale ulteriormente con pendenze anche accentuate e si ritorna nuovamente in cresta, ma qui il versante sinistro e costituito da balze rocciose ed è prudente non abbandonare il sentiero e non avvicinarsi troppo al limite delle rocce verticali. In questo tratto vi sono altri punti d'osservazione, dove si vede, molto più in basso, l'Alpe di Senes e i centri abitati di San Vito e Borca di Cadore. Da qui si prosegue finché si raggiunge la sommità del Monte La Sentinella (m 1624), da dove si gode di un buon panorama verso il Monte Pelmo (m 3168) e la Forcella Forada (m 1977). Quindi si scende lungo un breve ma ripido tratto e da qui, sulla destra, si vede il centro abitato di Cortina d'Ampezzo con alcune delle montagne che la circondano: La Rocchetta se Sora Rù (m 2059), le Tofane (m 3244), il Col Rosà (m 2166), la Croda del Becco (m 2810), il Pomagagnon (m 2450) e il Sorapiss (m 3205).

Il sentiero prosegue in una serie di saliscendi, finché si raggiunge una bella radura alpina e il Tàbia Ciaupa de Duòe. Qui c'è una panca e un tavolino per fermarsi e consumare ciò che si è portato per rifocilarsi durante l'escursione. Dalla radura si vede il Monte Antelao, la parte centrale della Valle del Boite, il Monte Rite e il Monte Pelmo, che da questo punto d'osservazione, assume un aspetto di particolare bellezza. Nella radura cresce il già citato giglio rosso (Lilium bulbiferum, VI-VII, P), il fiordaliso alpino (Centaurea nervosa, VII-VIII) con fiori di color violacei o purpurei riuniti in infiorescenze di varia grandezza, la ambretta alpina (Knautia longifolia, VII-VIII) con fiori da violacei a rosso purpurei riuniti in infiorescenze a capolino molto vistose (qui cresce anche la rarissima ambretta alpina albina, a fiori completamente bianchi), la campanula agglomerata (Campanula glomerata, VI-VIII) dai fieri grandi ri colore violaceo-bluastri riuniti per lo più in un glomerulo apicale e la campanula barbata (Campanula barbata, VII-VIII, P) dai fiori azzurri pendenti e barbati all'interno. I numerosi fiori della radura alpina, sono vistati da numerose farfalle, tra cui la vanessa vulcano (Vanessa atalanta) dalle ali che presentano una particolare mimetizzazione sul lato inferiore, che serve all'animale per dissimularsi quando se ne sta posata sui rami delle piante con le ali chiuse.

Proseguendo si sale per breve tratto e quindi si prosegue in continui leggeri saliscendi, toccando quota 1749 che è il punto più alto dell'escursione, finchè si raggiunge il Tabià de la Frates. In questo tratto cresce numeroso il cavolaccio alpino (Adenostyles alliariae, VII-VIII) con foglie grandi, fusto alto fino ad un metro e numerosi fiori di colore violaceo riuniti in ampi capolini, l'ortica comune (Urtica dioica, VI-IX) indice di pascolo protrattosi per lungo tempo e la luparia (Aconitum vulparia, VII-VIII) dai fiori giallognoli riuniti in una lunga spiga. Nei tratti più aperti, cresce il raro e bellissimo garofano montano (Dianthus barbatus, VI-VIII, P) dai fiori con petali color carminio riuniti in un fascetto apicale denso e il giglio martagone (Lilium martagon, VI-VII, P) con fiori pendenti dai petali arricciati all'indietro color violaceo o porporino con numerosi punti più scuri.

Dopo circa un'ora e tre quarti dalla partenza, si raggiunge l'incrocio tra i sentieri che si trova appena sopra il Tabià de la Frates; da qui si abbandona il sentiero n° 436 che prosegue diritto verso monte e si devia lungo il sentiero di destra seguendo l'indicazione sentieristica regionale n° 459 per Geralba. Da questo punto in poi, il percorso è in costante discesa, in più punti interrotta da tratti pianeggianti. Il sentiero, che per buon tratto segue o affianca una vecchia strada forestale ormai da tempo in disuso, attraversa piccoli ruscelli e zone umide dove cresce numeroso il pennacchio a foglie strette (Eriophorum angustifolium, VII-VIII, P) dalle infiorescenze sericee bianche lucenti a ciuffi penduli, la parnassia delle paludi (Parnassia palustris, VI-VII) con fiore unico dai petali bianchi con nervature in evidenza, l'aglio ungherese o erba cipollina (Allium schoenoprasum, VII-VIII, P) dai piccoli fiori di colore rosa-violaceo riuniti in un'infiorescenza densa a capolino semisferico e, solo nel primo dei tratti paludosi, cresce anche il raro trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata, VI-VII, P) dai fiori bianco-rosati. In questa parte dell'escursione, a tratti il sentiero non è ben evidenziato sul terreno e bisogna prestare attenzione alla segnaletica sui tronchi degli alberi, che evidenzia con chiarezza la direzione da assumere. Il bosco che si attraversa varia costantemente la densità e la mescolanza, che a tratti è costituita dal lariceto (a dominanza di larice), a tratti dalla pecceta (a dominanza di abete rosso), con brevi tratti aperti dove cresce l'arnica montana (Arnica montana, VI-VII) dai grandi fiori color giallo carico. Scendendo ulteriormente nel bosco compaiono le latifoglie, con esemplari di faggio (Fagus sylvatica) e di acero montano (Acer pseudoplatanus) anche di notevoli dimensioni, mentre nel sottobosco cresce il già citato fior di stecco (Daphne mezereum, V-VI, P) e l'orchidea verde maggiore (Listera ovata, VI-VIII, P) con i fiori verdognoli riuniti in una spiga lassa.

Proseguendo, in breve il sentiero confluisce in una strada forestale ben tenuta, lungo la quale si scende ulteriormente e, dopo un po', la strada affianca il Ru de la Pusa senza attraversarlo, poiché all'incrocio prima del ponte si gira a destra allontanando si dal corso d'acqua e continuando a scendere finché si raggiunge un altro incocio, da dove si prosegue per la strada forestale di sinistra e infine si raggiunge la strada di Geralba, una strada sterrata sufficientemente larga da consentire il transito degli autocarri. Scendendo ulteriormente, in breve si raggiunge il ponte sul Torrente Boite e da qui la strada si fa costantemente pianeggiante fino al Lago di Mosigo (Lago di San Vito), superato il quale si sale per breve tratto lungo una strada pedonale asfaltata e si raggiunge il centro di San Vito di Cadore.

L'escursione termina qui, tra le case e le piazze del paese sorto lungo la Strada Statale n° 58 di Alemagna, dove vi sono esercizi pubblici aperti tutto l'anno.

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