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Serdes - Rifugio Città di Fiume

Dino Dibona - Andar per sentieri

Carte turistiche 1:25.000
Tabacco: foglio 025 Dolomiti di Zoldo, Cadorine e Agordine.
Kompass: foglio 634 e 620 Pieve di Cadore Monte Antelao.
Sentieri n° 470 e n° 468.

Denominazione dell'escursione: Serdes - Taulà de Tiéra - Forcella Forada - Rifugio Città di Fiume.

Gruppo montagnoso: Monte Pelmo.

Difficoltà: nessuna difficoltà se non quella costituita dal superamento di pendenze anche elevate, consigliabile per escursionisti mediamente allenati.

Tempo medio complessivo di percorrenza: circa 4 (quattro) ore.

Abbigliamento ed equipaggiamento consigliati: usuale per le normali escursioni in alta montagna (scarponi da montagna, maglione, giacca a vento, calzettoni di lana, ecc.).

Punto di partenza: località Serdes (San Vito di Cadore).

Punto di arrivo: Rifugio Città di Fiume (Borca di Cadore).

Altitudine massima che si raggiunge durante l'escursione: m 1977 s.l.m. a Forcella Forada.

Interesse naturalistico dell'escursione: principalmente paesaggistico, geologico, geomorfologico, floristico e faunistico.

Rifugi e altre infrastrutture ricettive d'appoggio: Rifugio Città di Fiume, situato a m 1918 di quota, al termine dell'escursione (aperto dal 20/6 al 30/9). Nessuna infrastruttura lungo l'itinerario sentieristico.

Accorgimenti consigliati: il percorso inizia in località Serdes del comune di San Vito di Cadore a m 1000 di quota e termina al Rifugio Città di Fiume a quota 1918. Dal Rifugio Città di Fiume è possibile rientrare per lo stesso sentiero e, quindi, ritornare a Serdes, oppure si possono scegliere altre due alternative: scendere lungo il sentiero n° 472 e raggiungere in un'ora il passo Staulanza, oppure scendere lungo la strada sterrata n° 467 verso la Malga Fiorentina - Rifugio Aquileia - Pescùl (Selva di Cadore). N.B.: i numeri romani indicano il periodo di fioritura (es. VI-VII = periodo di fioritura giugno-luglio) e la lettera P le specie protette dalle leggi e dai regolamenti vigenti.

Iniziamo la gita

Il percorso escursionistico inizia dalla località Serdes, raggiungibile con l'autovettura in un paio di minuti dal centro di San Vito di Cadore.

Da Serdes si percorre il sentiero n° 470, che dopo un breve tratto tra due filari di frassini (Fraxinus excelsior), s'inoltra nel bosco misto di conifere e in breve si raggiunge e si supera il ponte sul Rio Orsolina; da qui si prosegue, sempre nel bosco, fino alla confluenza con la strada forestale che proviene da Villanova (Borca di Cadore), salendo lungo la quale si raggiungono i pascoli, oggi abbandonati, di Tièra. In questo primo tratto, il bosco, che si è insediato su antichi e imponenti depositi di materiale franoso, è a prevalenza di conifere, abete rosso e larici, ma salendo in quota non mancano le latifoglie, come il faggio (Fagus sylvatica), l'acero di monte (Acer pseudoplatanus), l'ontano bianco (Alnus incana) presente soprattutto vicino ai corsi d'acqua e il sorbo degli uccellatori (Surbus aucuparia), che in autunno si copre di numerose bacche di color rosso vivo. La flora del sottobosco comprende il più grande giglio di montagna, il conosciutissimo giglio rosso o giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum, VI-VII, P), il bellissimo giglio martagone (Lilium martagon, VI-VII, P) dai fiori con i petali ricurvi all'indietro e di color rosa-violaceo o porporino con punteggiature più scure, il raponzolo coda di volpe (Phyteuma ovatum, VI-VIII, P) con grandi infiorescenze singole di colore blu formanti un capolino alla sommità di un lungo fusto, la luparia (Aconitum vulparia, VI-VIII) dalle grandi spighe dai fiori bianco-giallognolo, l'aconito variegato (Aconitum variegatum, VII-VIII, P) dai fiori azzurro-blu a forma di elmo disposti su una spiga lassa e la felce maschia (Dryopteris filix-mas), dalle grandi foglie che possono raggiungere anche un metro di altezza. In questi boschi è presente lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), la martora (Martes martes), la lepre comune (Lepus europaeus), il capriolo (Capreulus Capreolus) e il cervo (Cervus elephus). Proseguendo oltre la casera semidiroccata di Tièra, le cui adiacenze sono invase dalle ortiche (Urtica dioica) e superate le Crèpe de Rutòn, all'incrocio che si trova poco più a monte si prosegue per la strada forestale di destra, indicata come sentiero n 468 e si prosegue, sempre nel bosco fitto di conifere, fino alla deviazione del ponte "Tra les aghes", da dove si prosegue lungo la strada che fiancheggia il Rù Coroto, un ruscello tortuoso dalle acque spumeggianti e rumorose, immediatamente sulla destra.

Da questo punto, la strada forestale si fa più stretta e sensibilmente più ripida. Dopo breve tratto la strada supera il Rù Coroto e si prosegue avendo il ruscello sulla sinistra. Salendo tra i due versanti molto ripidi e coperti dal bosco, si incontrano arbusti come il salicone (Salix caprea, IV-V) specie pioniera che assolve all'importante funzione di consolidamento dei terreni franosi, con le tipiche infiorescenze che compaiono prima delle foglie, il sambuco montano (Sambucus racemosa, V-VI) dai fiori verde-giallognolo riuniti in ampio racemo, la rosa canina o rosa di siepe (Rosa canina, V-VI, P) dai fiori a cinque petali di colore rosa chiaro e si incontrano i primi mughi (Pinus mugus), mentre le piante erbacee comprendono la valeriana montana (Valeriana montana, VI-VIII) dai fiori rosa-carnacino, l'amor nascosto (Aquilegia atrata, VI-VII, P) dai bellissimi fiori color bruno scuro, la genziana di Esculapio (Gentiana asclepiadea, VIII-IX, P) dai grandi fiori blu che compaiono solamente nella tarda estate e permangono fino al giungere delle prime nevi e nelle numerose piccole sorgenti dall'acqua fresca e pura tappezzate di soffice muschio che si incontrano, cresce numerosa la silene delle fonti (Silene quadridentata, V-VIII, P) dai piccoli fiori di color bianco candido, sui quali si posa l'erebia delle Alpi (Erebia triaria) una farfalla dalle ali color bruno con ocelli neri con il centro bianco e la vanessa delle ortiche (Aglais urticae) dalle ali intensamente colorate. La fauna comprende il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) un grazioso topolino lungo 7-8 centimetri dal mantello bruno rossiccio e numerosi uccelli, tra i quali è frequente la conosciutissima cinciallegra (Parus major), il regolo (Regulus regulus), piccolo uccello dal piumaggio giallo-verdastro e la ben più grande ghiandaia (Garrulus glandarius) con le penne copritrici primarie a striature nero-azzurre.

Salendo ancora in quota nel bosco aumenta la presenza del larice (Larix decidua) e diminuisce quella dell'abete rosso (Picea excelsa), mentre tra le latifoflie è ben presente il sorbo montano (Surbus aria) caratterizzato dal colore argenteo della pagina inferiore delle foglie e tra la flora compare il mughetto (Convallaria majalis, V-VI, P) dai fiori bianchi campanulati profumatissimi e bacche di color rosso scarlatto velenose. In cima alla salita la strada forestale è sbarrata da una recinzione di delimitazione del pascolo, consentendo il passaggio agli escursionisti attraverso una stretta apertura tra due montanti in legno. Superata la recinzione, si passa tra il Col de Coroto sulla destra e il Monte Soratiéra sulla sinistra; il percorso si fa meno ripido e dopo poche decine di metri, seguendo la segnaletica dei sentieri, si abbandona la strada forestale per proseguire lungo il sentiero di sinistra. Da questo punto in poi il percorso si snoda interamente lungo uno stretto sentiero di montagna che non bisogna abbandonare, con un primo tratto che segue un andamento di saliscendi fino all'attraversamento di un ruscello da dove si prosegue in leggera salita. Questo è il tratto che più interessa chi ama raccogliere e mangiare i piccoli frutti del bosco. Infatti, qui il sentiero attraversa ampie superfici a lamponi (Robus vitis-idaea), fragole (Fragaria vesca) e mirtillo nero (Vacinium mirtillus); sono questi i gustosi frutti di montagna che la natura offre a tutti coloro che la frequentano e che continuerà ad offrire sempre, se si userà nei suoi confronti il rispetto che le è dovuto. Per l'intero tratto in cui si rimane al di sotto del limite superiore del bosco, nel sottobosco cresce il giglio martagone (Lilium martagon) già presente nei tratti più a valle, ma che qui è davvero numeroso, il garofanino maggiore (Epilobium angustifolium) dalle lunghe spighe di fiori color rosa carico, la vitalba alpina (Clematis alpina, VI-VII, P) pianta lianiforme dai grandi fiori campanulati di colore azzurro e l'uva di volpe (Paris quadrifolia, V-VI) dal fiore verdastro e la bacca blu-nero velenosa. Superato un tratto caratterizzato dalla presenza di grossi massi erratici, si raggiunge un brevissimo tratto pianeggiante. Qui è bene fermarsi e girare lo sguardo verso valle: la visione del monte Antelao che si staglia proprio di fronte e sembra emergere dai boschi, è, da questo punto d'osservazione, la più bella in assoluto. Poco oltre si incontra la sorgente di un piccolo ruscello; qui ci si può dissetare e riempire le borracce di acqua fresca e sapida; salendo verso la Forcella Forada, non si incontreranno altre sorgenti d'acqua buona da bere. Poco più a monte della sorgente è presente il rododendro peloso (Rhododendron hirsutum, VI-VII, P) dai fiori di color rosa carico, che qui si mescola con il rododendro ferrugineo o rosa delle Alpi (Rhododendron ferrugineum, VI-VII, P) dai fiori simili ma generalmente di colore rosa più intenso. In questo tratto del sentiero, il bosco che copre il versante sulla nostra destra è costituito quasi esclusivemente da larici (Larix decidua), mentre sul versante opposto domina il pino mugo (Pinus mugus) che a tratti invade anche l'area percorsa dal sentiero, finché, superato il limite superiore del bosco, si raggiunge il pascolo d'alta quota, delimitato da una nuova recinzione.

L'ampia visuale ci consente di vedere sulla sinistra il Monte Soratièra, ai cui piedi si sono formati vasti conoidi di deiezione e depositi di detriti di falda colonizzati dalla mugheta, mentre sulla destra si inalzano le ripide pendici intervallate da pareti rocciose de' "la Crepes dei Beche" coperte dal pino mugo. In questo tratto di transizione tra il bosco e il pascolo (ecotone), la flora e la fauna sono particolarmente ricche e i fiori numerosi per l'intero periodo della buona stagione, mentre il canto degli uccelli si ode quasi ininterrottamente. Sul pascolo cresce numeroso il fior di radicchio dorato (Crepis aurea, VI-VIII) dai fiori giallo-bruni, il cardo nano (Cirsium acaulis, VII-VIII, P) dai fiori violacei, l'antillide alpestre (Anthillis alpestris, VI-VIII) dai capolini di fiori gialli e, nelle zone umide del pascolo, è numerosa l'erba cipollina (Allium schoenoprasum, VII-VIII, P). Nel pascolo, chiamato "Pian de la Ores", nel periodo della monticazione sono presenti le mucche (manze e vitelli) e vi sono alcune piccole sorgenti la cui acqua, però, non è sempre limpida e potabile.

Dal pascolo, guardando verso monte si vede la Forcella Forada e il tracciato del sentiero che la raggiunge, percorrendo il quale si può ammirare il papavero pirenaico (Papaver rhaeticum, VI-VII, P) dal fiore delicatissimo di un bel colore giallo-tenue, la pedicularia rosea (Pedicularis rosea, VI-VII, P) dai fiori simili a minuscole colombe rosa, la violetta gialla (Viola biflora, VI-VIII, P) piccola viola dai fiori completamente gialli, il camedrio alpino (Dryas octopetala, VI-VIII) dai fiori bianchi con otto petali, l'achillea del Clavena (Achillea clavenae, VI-VIII, P) dai fiori bianchi riuniti in capolini e l'achillea delle Dolomiti (Achillea oxyloba, VI-VIII, P) dai fiori singoli e più grandi. Tra la fauna si annovera il camoscio (Rupicapra rupicapra), la piccola lucertola vivipare (Lacerta vivipara) e il fringuello alpino (Montifringilla nivalis), facilmente riconoscibile per la zona delle ali bianca ben visibile in volo. Poco prima di raggiungere la sommità della Forcella, si distinguono le tracce di una vecchia strada militare e sulla destra si nota una piccola costruzione in pietra: è la "grotta di Sant'Antonio", la cui visita merita una piccola deviazione. Si tratta di una graziosa "grotta" con all'interno una nicchia con l'immagine di Sant'Antonio e due panche laterali. La piccola costruzione, in caso di maltempo, può offrire riparo a più persone.

Raggiunta la Forcella Forada, "tagliata" tra le falde detritiche coalescenti formatesi ai piedi del massiccio del Monte Pelmo e delle creste rocciose de' "la Crepes dei Beche", ci si affaccia sulla Val Fiorentina. Dalla Forcella Forada si vede l'immenso massiccio del Monte Pelmo, il Monte Civetta (che da questo punto d'osservazione non si presenta con il suo lato migliore), il Passo Staulanza, il Monte Crot (posto proprio di fronte) e l'area sciistica del Col dei Baldi.

Poiché quello della Forcella Forada non è un gran punto d'osservazione, conviene proseguire l'escursione scendendo lungo il sentiero di destra, da dove si raggiunge il Rifugio Città di Fiume in circa dieci minuti. Il sentiero, che prima di inoltrarsi in un giovane bosco di larici, attraversa per breve tratto il pascolo, è interessato da diverse pozzanghere difficili da aggirare, ma scendendo attraverso il bosco il sentiero si allarga e la percorrenza diviene più agevole. Poi, d'un tratto il bosco si apre e si vede, più in basso, il Rifugio Città di Fiume, sormontato dal Col de la Puina e più lontano si vedono i Lastoi de Formin, il Corvo Alto, il Monte Boè e il Monte Padon.

Proseguendo, in pochi minuti si raggiunge il Rifugio Città di Fiume, ai piedi del Col de la Puina, dove ha termine l'escursione e da dove si gode un incantevole panorama sul Monte Pelmo.

Copyright © - Dino Dibona

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