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San Vito di Cadore - Palùs San Marco

Dino Dibona - Andar per sentieri

Carte turistiche 1:25.000
Tabacco: foglio 03 Cortina d'Ampezzo e Dolomiti Ampezzane.
Kompass: foglio 55 Cortina d'Ampezzo.
Sentieri n° 226 e n° 228.

Denominazione dell'escursione: San Vito di Cadore -Forcella Grande - Palus San Marco.

Gruppo montagnoso: Sorapiss.

Difficoltà: sentiero agevole ma lungo, nessuna difficoltà di percorrenza, adatto per escursionisti allenati.

Tempo medio complessivo di percorrenza: da valutare in non meno di 5 (cinque) ore.

Abbigliamento ed equipaggiamento consigliati: usuale per le normali escursioni in alta montagna (scarponi da montagna, maglione, giacca a vento, calzettoni di lana, ecc.).

Punto di partenza: Rifugio Scottèr (Comune di San Vito di Cadore).

Punto di arrivo: Palùs San Marco (Comune di Auronzo di Cadore).

Altitudine massima che si raggiunge durante l'escursione: m 2225 s.l.m. a Forcella Grande.

Interesse naturalistico dell'escursione: principalmente paesaggistico, geologico, geomorfologico, floristico e faunistico.

Rifugi e altre infrastrutture ricettive presenti lungo il percorso: Rifugio San Marco, situato a m 1825 di quota, raggiungibile dopo circa 30 minuti di cammino dall'inizio del percorso (aperto nei mesi estivi).

Accorgimenti consigliati: il percorso ha inizio nel comune di San Vito di Cadore e termina in territorio di Auronzo di Cadore. Occorre quindi organizzarsi per un rientro automontato lungo i circa 26 Km di strada statale attraverso il Passo Tre Croci e Cortina d'Ampezzo (o per Pieve di Cadore). N.B.: i numeri romani indicano i mesi di fioritura delle specie menzionate (es. VI-VII = fioritura giugno-luglio) e la lettera P le specie protette dalle leggi regionali e dai regolamenti locali.

Iniziamo la gita

Il percorso escursionistico inizia al Rifugio Scottèr-Palatini (munito di parcheggio), raggiungibile in pochi minuti dal centro abitato di San Vito di Cadore, percorrendo con l'autovettura una strada nel primo tratto asfaltata, poi sterrata.

Dal Rifugio Scottèr-Palatini, si sale verso il Rifugio San Marco percorrendo il sentiero n° 228, che all'inizio attraversa un tratto caratterizzato da un soprassuolo costituito esclusivamente da piante di pino mugo (Pinus mugus) che, colonizzando le superfici consolidate dei coni coalescenti di materiale detritico, hanno formato un'ampia mugheta. In questo tratto, protette dalla copertura del pino mugo, nella stagione della fioritura si possono osservare, tra gli altri, i fiori di colore azzurro intenso della rara aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana, VI-VII, P) e quelli azzurro violacei della campanula nana dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia, VI-IX, P), sui quali si posano varie specie di farfalle, tra le quali si nota frequentemente una delle più belle farfalle europee, il macaone (Papilio machaon), dalle grandi ali gialle con decorazioni di colore nero e azzurro e due caratteristiche macchie rosse alle estremità delle ali posteriori prolungate con una lunga appendice simile ad una coda. Frequenti anche gli uccelli, i cui richiami, nei giorni solatii, si odono quasi in continuazione.

Proseguendo oltre la mugheta, il sentiero si fa più ripido e si sale lungo il "Col de chi de Os", alla cui sommità si trova il Rifugio San Marco. In questo tratto il soprassuolo è costituito dal bosco misto di conifere a copertura rada, in mescolanza costituita principalmente dal larice, dall'abete rosso e dal pino silvestre. Nei tratti non coperti dal suolo e da erica scopina (Erica carnea, III-IV), si intravedono gli affioramenti della roccia compatta della formazione della Dolomia del Dürrenstein, che qui costituisce lo strato basale affiorante, sul quale poggiano gli strati delle formazioni rocciose dei massicci montani circostanti.

Raggiunto il Rifugio San Marco, recentemente restaurato, l'escursionista si fermerà ad ammirare l'incantevole paesaggio che da qui si gode: il fondovalle con l'abitato di San Vito di Cadore, gli ampi boschi del versante orografico destro del Boite e, oltre il limite superiore dei boschi, le montagne di questa parte delle Dolomiti, tra le quali si erge, il tutta la sua imponente mole, il Monte Pelmo.

Lasciato il Rifugio San Marco e proseguendo verso monte, poco sopra il Rifugio si notano degli affioramenti rocciosi colorati; sono gli Strati di Raibl, una formazione geologica costituita da argille e marne con forti colorazioni rossastre o verdastre. Gli Strati di Raibl sono interposti tra la Dolomia del Dürrenstein sottostante e la Dolomia Principale sovrastante.

Salendo ulteriormente in quota il sentiero si fa più ripido e si passa tra il pino mugo sotto le Pales del Tacon, massicio roccioso formato da Dolomia Principale, dove si notano molti strati sovrapposti che corrispondono ad altrettanti episodi di oscillazione del livello marino quando questa roccia sedimentaria si è formata (periodo Triassico, circa 200 milioni di anni fa). In questo tratto nelle prime ore del mattino si possono incontrare i camosci (Rupicapra rupicapra), che più tardi si rifugiano in luoghi più impervi, disturbati dalla presenza turistica e tra molte altre belle fioriture, si possono osservare i grandi fiori di color rosa violaceo chiaro o bianchi del garofano di bosco (Dianthus monspessulanus, VI-VII, P). In questo tratto, lungo la linea di sgrondo delle acque di un piccolo ruscello, si nota l'affioramento di una faglia, resa evidente anche dalla presenza di abbondante materiale di frantumazione della Dolomia Principale (cataclasite), lungo la superficie affiorante dei piani di scorrimento della faglia stessa.

Proseguendo lungo il sentiero scolpito inizialmente in falde detritiche e successivamente sui fianchi di dossi morenici, dopo circa un'ora e mezza dal Rifugio San Marco, si raggiunge la Forcella Grande, dove si tocca la quota più elevata dell'escursione: qui è opportuno fermarsi per consumare la colazione al sacco. Da Forcella Grande il panorama che si gode tutt'intorno è davvero superbo: una corona di montagne contornano il luogo, e su tutte, per bellezza e suggestione, si erge la vicina Torre Sabbioni, montagna conosciuta dagli alpinisti di tutto il mondo, formata da strati di calcare di Dachstein.

Molto interessanti sono anche le testimonianze che qui ha lasciato l'ultima glaciazione (denominata "glaciazione di Würm", il cui temini temporali vengono collocati convenzionalmente all'inizio dell'Olocene, circa 10.000 anni fa), tra le quali anche alcuni archi morenici esemplari per forma e conservazione. Verso la mole del Sorapiss, si notano degli esempi di formazione e sviluppo dei suoli (pedogenesi), tipici dei versanti delle rocce carbonatiche. I fiori sono numerosi e su tutti domina il camedrio alpino (Dryas octopetala, V-VII) con i fiori bianchi composti da otto candidi petali, tipica pianta pioniera dei suoli calcarei.

Anche qui si possono osservare i camosci, a volte in branchi relativamente numerosi, mentre è meno frequente l'avvistamento dello stambecco (Capra ibex) reintrodotto da qualche tempo dopo essere scomparso da tutte le Dolomiti e dell'arvicola delle nevi (Microtus nivalis), un vispo e veloce topolino che a volte si spinge fin sulle vette delle montagne. Gli insetti sono frequenti: ditteri, coleotteri, ortotteri, imenotteri e lepidotteri tipici dell'alta montagna, come l'erebia alpina (Erebia triaria) una farfalla molto cvomune in alta montagna, dalle ali color marrone con zone più chiare puntaggiate da ocelli neri, o la più rara e appariscente farfalla apollo delle Alpi (Parnassius phoebus), dai colori delle ali bianco-giallastro con ornamenti scuri e ocelli e macchie color rosso vivo, tipici della specie, particolarmente brillanti e forse differenziatasi in una razza locale.

Da Forcella Grande si scende verso Cadin del Doge, lungo la Valle di San Vito. Dopo un primo tratto in cui il sentiero si snoda tra il pascolo d'alta quota con soprassuolo erbaceo discontinuo e interrotto dalla presenza di rocce e massi affioranti, o da chiazze di mugheta, la discesa si fa in qualche tratto molto ripida. Sulla destra si può ammirare la cima del Corno del Doge e, sul lato opposto della valle, la Croda del Banco. Lungo questo tratto cresce numeroso il rododendro rosso, o rosa delle Alpi (Rhododendron ferrugineum, V-VII, P), con fiori di colore rosso vivo e il rododendro irsuto, o rododendro peloso (Rhododendron irsutum, V-VII, P), generalmente con fiori di colore più chiaro rispetto alla specie precedente e si può osservare la marmotta (Marmota marmota marmota), che si aggira tra i sassi in quasi tutte le ore del giorno e il sordone (Prunella collaris) un piccolo uccello dal piumaggio bruno, il fringuello alpino (Montifringilla nivalis) con una zona delle ali bianca che spicca particolarmente in volo, il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus) numeroso ovunque sulle Dolomiti e il grande e più raro corvo imperiale (Corvus corax) dal piumaggio nero con riflessi metallici.

Dopo circa un'ora di cammino, si scende al di sotto del limite superiore del bosco e ci si inoltra nel bosco di conifere d'alta quota, dove dominano i larici (Larix decidua), gli abeti rossi (Picea excelsa) e i cirmoli (Pinus cembra).

Scendendo ulteriormente il bosco da rado si fa sempre più fitto, finché si raggiunge un bosco puro di faggio (Fagus sylvatica), dove i tronchi delle piante sono spesso incurvati alla base (ginocchiatura) a causa del fenomeno di raptazione del suolo e della pressione della neve lungo i pendii. Nel bosco di faggio, che nelle diverse stagioni assume aspetti cromatici assai suggestivi, sono presenti caprioli (Capreolus capreolus transsylvaticus), scoiattoli (Sciurus vulgaris) e martore (Martes martes) e la flora tipica delle faggete, come l'anemone trifogliata (Anemone trifolia, V-VI) dai fiori normalmente bianchi ma non ramente anche azzurro-violacei e la fegatella, o erba trinità (Hepalica nobilis IV-V) dai fiori di colore azzuro intenso, che per primi compaiono, a ciuffi composti da diversi esemplari, sul tappeto di foglie morte che coprono il suolo nella prima primavera.

Nella parte finale della Valle di San Vito, prima della confluenza con la Val d'Ansiei, il sentiero s'inoltra nel bosco demaniale di Somadida (riserva naturale orientata) gestito dal Corpo Forestale dello Stato; un bel bosco disetaneo, nella cui mescolanza forestale prevalgono le conifere, specialmente l'abete rosso (Picea excelsa) e l'abete bianco (Abies alba), con esemplari anche di notevoli dimensioni, dove, però, sono presenti anche il larice (Larix decidua) e il faggio (Fagus sylvatica). Questa è una delle zone in cui è presente da sempre la volpe (Vulpes vulpes), dove è ricomparso spontaneamente da circa mezzo secolo il cervo (Cervus elephus) ed è stato recentemente segnalato il passaggio dell'orso bruno (Ursus arctos) che mancava in queste zone da oltre cento anni, animale che, contrariamente a quanto comunemente si pensa, si alimenta prevalentemente di sostanze vegetali e fugge dall'uomo. Qui, nella stagione della loro fioritura, si possono osservare alcuni tra i fiori più belli delle Dolomiti, come la rara pianella della Madonna o scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus, V-VII, P) la più grande e più bella orchidea della montagna con un fiore dal labello giallo oro e quattro tepali bruno-porporini, il giglio martagone (Lilium martagon, VI-VII, P) dai fiori con i petali ricurvi all'indietro e di color rosa-violaceo o porporino con punteggiature più scure, la rara piroletta soldanina (Monenes uniflora, VI-VIII, P) dai delicati fiori bianchi, l'acetosella (Oxalis acetosella, IV-V) dai fiori bianchi venati di viola, la bella clamatide alpina (Clematis alpina, V-VII, P) una painta lianiforme dai fiori azzurri o azzurro-violacei, il mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea, V-VI) dai fiori bianco-rosati e i cui frutti, dal gusto asprigno che maturano nel tardo autunno, vengono usati per fare delle gustose marmellate e il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus, IV-V) dal fiore verdognolo e bacche nero-bluastre dal sapore dolce.

Finito il tratto in discesa, il sentiero raggiunge la strada sterrata camionabile di Somadida, tracciata e realizzata sull'ampio cono alluvionale pianeggiante formatosi alla confluenza del Rio di San Vito con l'Ansiei, percorrendo la quale, sempre nel bosco, si raggiunge il ponte piccolo sul Rio di San Vito e poi il Ponte degli Alberi sull'Ansiei, da dove, dopo breve tratto, si raggiunge la strada statale n° 48 delle Dolomiti e la località Palus San Marco, situata nel territorio comunale di Auronzo di Cadore.

L'escursione termina qui, dove lungo la strada statale delle Dolomiti, si trovano alberghi ed esercizi pubblici aperti tutto l'anno.

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